In questo tempo l'ambasciador Matteo si affaticò molto, con don Rodrigo e con tutti noi altri, che non dovessimo essere con Barnagasso, ancora che esso fusse gran signore, ma che molto meglio era andare al monasterio della Visione, dove ne saria data miglior espedizione che dal detto Barnagasso. Onde, fattogli intendere come non avevamo di andare da lui, si partí e andossene al suo cammino: nondimeno ci fece dare XIIII cavalcature e X camelli per le robbe.
Del giorno nel quale l'armata, sopra la quale venne don Rodrigo, si partí dal porto; e del cammino che noi facemmo fino a mezzogiorno; e d'un gentiluomo che ne venne a ritrovar.
Cap. VI.
Partimmo di questa pianura, vicina al luogo di Ercoco, il lunedí alli 30 d'aprile, nel qual giorno, mentre che noi riposammo, se n'uscí l'armata del porto, ancora che ne avessero promesso di non partirsi fino che non vedessero la total nostra espedizione e che cammino noi prendessimo. Noi dal detto luogo non andammo piú di due miglia, che ci fermammo a mezzodí appresso un fiume secco, che non aveva acqua se non in alcune pozzette: e perché il paese per il quale avevamo a camminare era secco e sterile, e li caldi erano grandissimi, tutti portavamo le nostre zucche e boccali di cuoro e utri con acqua. Sopra questo fiume erano molti arbori di diverse sorti, fra li quali erano salici e arbori di giuggiole e altri allora senza frutto.
Stando sopra questo fiume, a mezzodí arrivò un gentiluomo, nominato Framasqual, che nella nostra lingua vuol dire «servo della Croce», il quale nella sua negrezza era cosí bello che dimostrava ben esser gentiluomo, e dicevano ch'era cognato di Barnagasso, cioè fratello di sua moglie.
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