Questa casa è quasi grande come il coro dietro l'altar grande, o poco piú, e in tutte le chiese e monasteri non si tiene quivi altra cosa se non quel che a questo è necessario, cioè un bastone, da cavare il formento fuori delle spiche, e uno stromento da macinare la farina, percioché la fanno molto bianca, come è conveniente per tal effetto: conciosiacosaché non fanno detto sacramento con farina o con formento nel quale le femmine abbian poste la mani. Hanno piatti di terra ove impastano la farina, e fanno la pasta piú dura che non facciamo noi. Hanno un fornello, come saria da lambiccare acque, e sopra quello uno sfoglio di ferro (e altre chiese l'hanno di rame, alcune altre di terra cotta) che è tondo, con assai buono spazio; e di sotto vi mettono il fuoco, e come è caldo lo nettano con un panno grosso, e poi mettono di sopra un buon pezzo di quella pasta e la distendono con un cochiaro di legno, di quella grandezza che la voglion fare, andandola ritondando molto bene. E come la pasta è appresa, la levano via e la mettono da banda, e ne fanno un'altra per il medesimo modo: e questa seconda come è similmente appresa, pigliano la prima e la gettano sopra quella, cioè quella parte che era di sopra la mettono di sotto, e cosí tutte due queste paste restano insieme come quasi una focaccia, e non fanno in tanto altro che andarla ritondando e girando intorno a questo sfoglio, tanto che esse si cuocino di sotto e di sopra e dalle bande: e cosí ne fanno quante ne vogliono. Nella medesima casa sono le uve passe delle quali si fa il vino, e lo ingegno da spriemerle; fassi anche in quelle il pan benedetto, che si dà il sabbato, la dominica e le feste.
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