Allora uno piú onorato degli altri venne e ci disse ch'entrassimo.
Stava il detto Barnagasso in una gran casa a piè piano, perché in quel paese non vi sono case in solari, e stava a giacere in una lettiera, come era di suo costume, circundata da alcune cortine assai povere: egli aveva male agli occhi, e la moglie gli sedeva appresso da capo. Quivi fatte le debite salutazioni, l'ambasciadore gli offerse il suo medico per medicarlo; al quale egli rispose che non aveva bisogno di medico e che non ne faceva conto. Dipoi l'ambasciadore gli dimandò di grazia che gli desse commodità di fare il nostro viaggio, allegandogli quanto grata cosa faria al re di Portogallo, e che sarebbe remunerato dal detto re e dal suo capitan maggiore, e che esso, ricevendo tal grazia, lo farebbe sapere al Prete Ianni. E dicendo Barnagasso: «Che è quello di che avete bisogno?», rispose che aveva bisogno di buoi, di asini per caricar le robbe e di mule per cavalcare. A questo gli replicò Barnagasso che mule non gli poteva dare e che le comprassimo, e che del resto ci provederebbe, e che mandarebbe in nostra compagnia un suo figliuolo, il quale ne accompagnerebbe per fino alla corte del Prete Ianni: e con questo ci licenziò.
Come dettero da mangiare in casa di Barnagasso all'ambasciadore,
e come in questa terra non si contano le giornate per miglia.
Cap. XIX
Essendo noi fuori della casa dove stava Barnagasso, in una corte d'un'altra casa, ci messero a sedere in piano sopra alcune stuore, dove ci portorno un catino di legno pieno di farina d'orzo un poco impastata, e un corno di vino fatto di mele: e perché noi non eravamo usi a mangiare né vedere simili cibi, non volemmo mangiare, ma dapoi che ci usammo gli mangiavamo volentieri.
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