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      Subito che arrivammo, fummo al palazzo di Barnagasso per dir gli strazii che ne facevano li suoi vassalli; ma non ci lasciorno per quel giorno parlargli. Nel giorno seguente, la mattina, andammo per parlargli: e cosí gli parlammo, e ci promise di subito mandare a pigliar le nostre robbe, e cosí fece, le quali ci portarono dietro infino a cinque miglia, che potevano esser due confini di piú di quello che abbiamo detto di sopra, cioè di castello in castello. E passati questi termini, le posero in un'altra campagna, dove stettero quattro giorni sotto grandissime pioggie e terribili tuoni che ne spaventavano. In questi giorni l'ambasciadore insieme con noi non riposava troppo: ora andavamo a vedere le robbe nostre, che erano lontane cinque in sei miglia, ora allo alloggiamento nostro e ora in casa del Barnagasso, pregandolo che mandasse uomini e animali per condur quelle, perché erano del re, per portarle al Prete Ianni, o che almeno dicesse se egli voleva farlo o no; e se non voleva, che le farebbe ardere, e cosí andaria al suo viaggio senza piú impaccio. Sempre ci dette buone parole, ma cattivi fatti; pur alla fine, passati quattro giorni, mandò per dette robbe.
     
     
      Come arrivorno le nostre robbe al luogo di Barra, e del mal aviamento che ne dette il Barnagasso; e della moneta che corre per tutto il regno del Prete Ianni, che son pezzi d'oro a peso.
      Cap. XXVIII.
     
      Alli tre del mese di luglio arrivarono le nostre robbe al luogo chiamato Barra, con gran pioggie, dove noi altri stavamo con espettazione di partirci presto.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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