Era questo paese coperto tutto di cavallette senza ale, e dicevano che quelle erano la semenza di quelle che avevan mangiato il tutto, e come avessero fatte l'ali, andariano a trovar le altre: ed era tanto il numero di queste che io non voglio dirlo, perché non saria creduto. Ma voglio ben dire che io vedeva uomini e donne e putti come spasimati sedere fra queste cavallette, e io diceva loro: «Perché state voi cosí come morti e non ammazzate di questi animali, e fate vendetta del danno che vi hanno dato li lor padri e madri, che almeno quelle che ammazzarete non vi faranno danno?» Rispondevano che non gli bastava l'animo di resistere alla piaga che Dio gli mandava per li lor peccati. E tutta la gente di questa terra si partiva, e trovammo tutte le strade piene d'uomini e donne a piedi, con li fanciulli al braccio e sopra la testa, andando in altre terre dove trovassino vettovaglie, che era una pietade a vederli.
Stando noi nella detta signoria di Abuguna, un'altra fiata, in un luogo che si chiama Aquate, venne tanto numero di cavallette che non si potria dire: e cominciarono a venire un giorno a ora di terza e per fino a notte non cessarono, e secondo che arrivavano si fermavano, e poi l'altro giorno da mattina cominciavano a partirsi, tal che a ora di nona non se ne vedeva pur una, e gli arbori erano rimasi senza foglie. Nel medesimo giorno e ora ne venne un altro squadrone, e queste non lasciorno ramo o legno che non rodessero: e cosí fecero cinque giorni l'uno dopo l'altro, e dicevano che erano figliuoli che andavano cercando i padri loro, e facevano il medesimo dove vedemmo quelle che non avevano l'ale.
| |
Dio Abuguna Aquate
|