E fra queste pietre che giaciono in terra, tre son molto grandi e di belli lavori, e una d'esse è rotta in tre pezzi, e ciascuno passa la lunghezza di ottanta braccia, ed è larga dieci: appresso delle quali son altre pietre, nelle quali dovevano essere incastrate.
Degli edificii che sono d'intorno alla città di Chaxumo,
e come in quella si trova oro, e della chiesa di detto luogo.
Cap. XXXIX.
A questo luogo di Chaxumo è vicino un monticello, dal quale si scorge molto paese da ogni banda. Lontano dalla città un miglio sono edificate due case sotterranee, nelle quali non si può entrare senza lume: queste non sono in volto, ma son fatte di bellissime pietre lavorate tutte uguali, cosí dalle bande come di sopra, e son alte XII braccia; e tanto son bene uniti detti sassi che paiono d'un pezzo, che non si veggono le commissure. Una di queste case è partita in molte stanze. Nell'entrar delle porte sono due buche, nelle quali mettono la stanga con che la serrano. E in una camera di questa son due arche grandi, cioè IIII braccia lunghe e uno e mezzo larghe, e altrotanto d'altezza, cioè il vacuo di dentro; e benché non avessino il coperto, dimostravano già averlo avuto: dicono che quelle erano casse di tesori della regina Saba. L'altra casa è piú larga, e non ha piú d'una camera e portico; e da una porta all'altra è lo spazio d'un trar di pietra, e sopra dette case è la campagna. Nella nostra compagnia erano Genovesi e alcuni Catelani, i quali erano stati schiavi di Turchi, e giuravano aver veduto diversi edificii, ma non aver veduto mai di cosí grandi come quei di questo luogo di Chaxumo: e noi giudicammo che il Prete Ianni ci mandasse quivi a spasso a posta fatta, acciò che vedessimo tali edificii, i quali sono assai piú grandi di quello che io ho scritto.
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