Li frati si disperavano perché era sabbato, che non potevano coglier de' frutti per darne, come averebbeno voluto, e ne chiedevano perdono, e dicevano che ne darebbeno di quello che avevano in convento: e cosí andati in casa ne diedero agli secchi e limoni, e al fine ne preparorno nel refettorio da mangiare cavoli tagliati come salata e mescolati con l'aglio dell'altro giorno, senza altro conciero, ma solamente cotti nell'acqua e sale, con duoi pani, uno di formento e l'altro d'orzo, e una zara di bevanda che si fa di miglio secondo l'usanza del paese, che si chiama cana, molto buona, e tutto con buona ciera, del che noi ringraziammo Iddio.
Dietro a questo luogo dove noi alloggiammo per ispazio di sei miglia, vi è una terra che si chiama Agro, nella quale Tigremahon ha un betenegus e dove assai volte dapoi siamo stati alloggiati. E quivi è una chiesa della Nostra Donna, fatta per forza di scarpello in un sasso, molto ben fatta, con tre navi e con le sue colonne del medesimo sasso; e la cappella maggiore e la sacrestia e l'altare, tutti sono del medesimo sasso, e la porta principale con le sue colonne, come che se fusse fatta di pezzi, non potria essere piú bella. Per fianco non ha porta alcuna, perché da ogni banda vi è la pietra e il sasso terribile, e nel sentir cantare l'ufficio divino si piglia gran consolazione, perché le voci di quelli che cantano ribombano mirabilmente. Di campane non bisogna parlare, perché non ne usano se non di sasso, come è detto di sopra, e alcune naccare e cembali in ogni chiesa.
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Iddio Agro Tigremahon Nostra Donna
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