Come andammo a un luogo d'Angugui e Bellette, e come venne a visitar Balgada Robel;
e del sale che è in questo paese, e dove egli vien portato.
Cap. XLV.
Alli XIII d'agosto ci partimmo da questo luogo, dove stemmo il sabbato e la domenica, e andammo a un luogo chiamato Angugui, nel qual è una chiesa come una sede episcopale, molto grande e bella, con le sue navi e con le sue colonne di pietra molto belle e ben lavorate: ed è adimandata Chercos, che vuol dire San Quirico. Il luogo è molto bello, appresso di un bellissimo fiume; gli abitanti hanno un privilegio, che niuno debba entrarvi dentro a cavallo, ma sopra mule sí. Di qui andammo a dormire in certe triste ville, dove dormimmo molto ben bagnati per le pioggie grandi, e senza cena; e stemmo divisi, perché non potevamo stare altramente.
Nell'altro giorno a buon'ora, che fu alli XIIII d'agosto del medesimo anno, ci partimmo di quivi e andammo ad alloggiare a un luogo chiamato Bellette, nel quale vi è un betenegus, buono alloggiamento; e il sito del luogo è molto ameno e abondante d'acque buone, e alloggiammo in detto palazzo. E stando in quello, venne un gran signore chiamato Robel, signore di una provincia dimandata Balgada, dalla quale prendendo il nome è chiamato Balgada Robel; e questo aveva seco una gran corte, tutti a cavallo e con molti altri cavalli e mule a mano, e tutto fanno per gravità e riputazione, ed erano con esso assai tamburi: costui vien detto essere suddito di Tigremahon. E giunto al palazzo dove era l'ambasciadore, lo mandò a pregare che volesse venir fuori per parlargli, percioché non poteva entrar in quello non vi essendo Tigremahon, che, come ho scritto, fanno gran riverenza a questi betenegus, dicendo che niuno può entrarvi sotto pena della vita, non vi essendo il signore che regge la terra.
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