Udita questa dimanda, l'ambasciadore gli mandò a dire che esso veniva di lontano piú di XV mila miglia, e chi voleva vederlo o parlargli, che andasse a trovarlo in casa, che esso non voleva uscir fuori. Allora questo signore gli mandò a donare un bue, un castrato, un vaso pieno di miele, bianco quanto un fiocco di neve e duro come una pietra, e un corno pieno di vino molto buono; e mandò a dirgli che andaria a parlargli, con tutto che le pene fussero pericolose, e che si confidava, per essere alloggiati in quel betenegus cristiani, che saria iscusato dalla pena. Come fu appresso il palazzo, venne tanta pioggia che fu costretto a entrarvi dentro, e quivi parlò con l'ambasciadore e con noi altri, dimandando del nostro viaggio e delle nostre terre, che mai non le aveva intese né udite; e dapoi ci ragionò delle guerre che esso fa con li Mori, li quali confinano con le sue terre dalla banda del mare, dicendo che mai si quietava di far lor guerra, e donò una mula molto buona per una spada a uno de' nostri: e l'ambasciadore, vedendo la sua cortesia, gli donò uno elmetto. Dapoi lo vedemmo molte volte in corte, e ne fu detto che esso era uomo grande di guerra, e che in quella era valent'uomo e fortunatissimo.
Camminando verso mezzodí al nostro viaggio, le sue terre sono verso levante e il mar Rosso, e per la strada che noi facemmo si tocca parte di quelle; e dicono che il suo dominio è grande, e ch'esso ha la miglior cosa che sia nell'Etiopia, cioè il sale, il qual corre per moneta cosí nelli reami del Prete Ianni come nelli regni de' Mori e gentili: e di qui dicono che arriva per fino a Manicongo, sopra il mare di ponente.
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