E cosí essendosi acquietati, disse il frate che voleva andare alla volta del signore Balgada Robel, il quale era restato adietro, e che di lŕ menaria mule e camelli per portarci la robba, e che noi andassimo avanti ad aspettarlo in un betenegus lontano di quivi mezza giornata. Questo fu quel frate che fu poi mandato dal Prete Ianni per ambasciadore a Portogallo insieme con noi.
E cosí partimmo ognuno al suo viaggio, esso avanti e noi verso il detto betenegus, e la sera alloggiammo in una picciola villa, dove era una bella chiesa intitolata San Quirico, e quella notte dubitammo di esser mangiati dalle tigri. Il giorno seguente camminammo appresso due miglia e trovammo il betenegus dettone del frate, il quale č in un luogo chiamato Corcora, con buoni alloggiamenti, e vi č una chiesa assai bella: e quivi stemmo il sabbato e la domenica, aspettando per fino al lunedí il frate. In questo luogo dalla parte di levante dicono che vi č un monastero molto bello e ricco, il quale si chiama Nazareth, che ha molta entrata, e vi sono molti frati; ed č paese molto abondante di uva e di persiche e d'altri frutti delicati, cioč delli nostri e di quelli del paese, e di qui ne furno portati assai noci, ma molto picciole. Verso la parte di ponente, che č verso il Nilo, dicono che vi sono assai minere di argento, ma non lo sanno cavare, né di quello trarre alcuno utile.
Come partimmo dal luogo di Corcora, e della dilettevole terra donde passammo, e d'un'altra selvatica dove ci perdemmo l'uno dall'altro, e come ne combatterono le tigri.
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