Salito detto monte, calammo a basso e arrivammo in una bella campagna piena di ogni sorte di biade, la quale si semina tutto il tempo dell'anno, come quella che ho detto di sopra, e vi sono prati infiniti da pascolare. E nell'entrar di questa campagna vi è una bellissima chiesa intitolata San Quirico, con molte buone case per li preti, serrate come monasteri, e sopra di quella vi è un bellissimo betenegus; e la terra è grande, e questa campagna e valle può essere in lunghezza sei miglia e di larghezza due miglia, e ha d'intorno da ogni banda alte montagne, e a piè di quelle per tutto vi si vedono assai luoghi e chiese, ma picciole, tra le quali ve ne è una intitolata Santa Croce e l'altra San Giovanni, e ciascuna di esse ha XII frati.
Passata questa valle, cominciammo a mutare altra sorte di paese, ed entrammo in certe aspre montagne, non di altezza ma di profondità, la maggior parte delle quali passammo di notte, per il che ci perdemmo l'uno dall'altro. E l'ambasciadore rimase solamente con quattro compagni, e io con cinque, e un altro pur della famiglia con dui; e la robba rimase in questi luoghi selvatichi con un uomo solo, come a Dio piacque. E in quella banda dove io mi trovava si vedeva il fuoco, che per esser notte pareva vicino, ma era lontano piú di tre miglia; e volendo andare a quella volta, ci seguitavano tante tigri che non si può stimare, e se entravamo in qualche boschetto, ci venivano tanto appresso che con una picca potevamo dargli a man salda: e nella nostra compagnia non era se non uno che avesse picca, e gli altri spade.
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