Ma per molte miglia avanti che noi arrivassimo a questa terra di Manadeli, trovammo molta gente cristiana alla campagna con li loro padiglioni alzati, la quale ne disse che era quivi per addimandare a Dio acqua dal cielo, per li bestiami che morivano da sete, e per il seminare li migli e le loro biade, che pativano gran carestia d'acqua. Il lor gridare e pregare era questo: «Zio marina, Christos», cioè «Cristo, abbi misericordia di noi».
Ora, per tornar al luogo di Manadali, dico che qui si traffica a modo di una città grande, e si trovano infinite sorti di mercanzie e infiniti mercanti, e vi sono tutte le lingue de' Mori, cioè di Giadra, di Marocco, di Fessa, di Bugia, di Tunesi, di Turchia, di Rumes, cioè uomini bianchi di Grecia, Mori d'India, che sono quivi come abitatori, di Ormus e dal Cairo, che da tutte queste terre sopra nominate conducono ogni sorte di mercanzie. Ed essendo noi quivi, li Mori della terra si lamentavano, dicendo che per forza il Prete Ianni aveva fatto lor torre mille oncie d'oro, dicendo che glielo prestava per trafficar con esse, e che ogni anno essi fussero obligati rendere altre mille oncie d'oro di guadagno, e che le mille oncie sempre fussero in piedi. Gli abitatori naturali del luogo si lamentavano assai, dicendo che, se non fusse il bestiame che li mantiene, se ne andariano con Dio, percioché, oltre quello che loro pagano al Prete Ianni, il Tigremahon anche, come signore della terra, voleva tirare le sue entrate, di sorte che non potevano piú vivere.
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