Mi dissero di piú che questo monte alto dove noi stavamo separava la terra dove nasce il miglio da quella del formento, e che per avanti non trovaremmo piú miglio, ma formento e orzo.
Come trovammo un altro lago, e poi arrivammo a una chiesa detta Machan Celacen,
nella quale non ne lasciarono entrare.
Cap. LXIII.
Noi camminammo sopra questa altezza di montagna per una strada piana ben nove miglia, e da ogni canto vi erano li campi seminati di formento e orzo. Quivi trovammo un altro lago, ma non cosí grande: poteva essere da tre miglia lungo e due largo, e fa un fiumicello che corre di quello; è molto profondo, ed era tutto circondato di giunchi molto lunghi e forti. Noi dormimmo in una campagna tutta piena di erba da pascolo, dove avevamo tanta moltitudine di moscioni e cosí grandi che dubitavamo che ne ammazzassero. Questa campagna non era seminata per esser mezza palustre, perché non sanno levar l'acqua e farla andar giú dal monte. Dapoi passammo in altri luoghi, dove trovammo molte campagne e luoghi seminati di formento e orzo, i quali erano gialli e tristi perché l'acque gli ammazzavano; e altri morivano per troppa siccità, e cosí eravamo confusi nel veder la diversità di questi luoghi seminati. Cominciammo poi a entrare in un paese che di giorno facevano gran caldi, e la notte poi gran freddi. E vedevamo gli abitanti portar d'intorno alle parti vergognose un pezzo di pelle di bue, e similmente le femine portavano un pezzo di drappo, maggiore per il doppio di quello degli uomini, e coprivano quello che potevano, che la maggior parte pur si vedeva: tutto il resto era nudo.
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Machan Celacen
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