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      Come, essendo l'ambasciadore chiamato per il Prete Ianni, gli dette audienza in persona.
     
      Mercore, il primo di novembre, passate due ore di notte, ne mandò a chiamare il Prete Ianni per un paggio: noi, postoci in ordine, ce n'andammo. Arrivati alla porta o entrata del primo circuito di siepe, ritrovammo portieri che ne fecero aspettar piú d'una buon'ora, con gran freddo e vento secco che tirava. Dal luogo dove stavamo, vedevamo stare nella parte davanti dell'altro circuito della siepe molte torcie accese, e tenevanle gli uomini in mano. Stando cosí in questa entrata, perché non ci lasciavano passare, tirorno li nostri con due spingarde: venne subito una parola del re, dicendo perché non avevamo condotte dal mare molte spingarde. Rispose l'ambasciadore che noi non venivamo per far guerra, e per questo noi non conducevamo arme, ma che solamente queste tre o quattro spingarde erano state portate per far festa e per passar tempo. Aspettando noi ivi, vennero cinque uomini principali, fra li quali vi era quel nominato adrugas, al qual fummo consegnati quando arrivammo. Giunti che furon questi con la parola del Prete, fecero subito la sua riverenza solita, e noi con loro, e cominciammo a camminare; e andati cinque o sei passi, ci fermammo noi ed essi. Costoro camminavano a par di noi come se ci tenessero per mano, e da un capo di quelli stavan duoi uomini con due torcie accese in mano, e duoi dall'altro, e guidandone cominciarono ciascuno per la volta con la voce alta a dire: «Hunca, hiale, huchia, abeton», che vol dire: «Quello che mi comandasti, signore, qui ve lo meno». E finito che aveva uno, l'altro cominciava, e cosí seguitavano un dietro l'altro, e tanto dissero questo fin che di dentro udimmo una voce detta da piú di uno, cioè «Cafacinelet», che vuol dire «venite dentro». Noi andammo un altro poco e tornorono a fermarci, e di nuovo dissero le parole sopra dette, fin che di dentro gli fu risposto come la prima volta: di queste pause ne fecero ben dieci dalla prima entrata fino alla seconda, e ciascuna volta che di dentro dicevano «Cafacinelet» (perché è parola del Prete), quelli che ne guidavano e noi con loro abbassavamo la testa e le mani fino in terra.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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