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      Rispose l'ambasciadore che questi erano tutti li desiderii del re di Portogallo, e che tuttavia gli addimandava che lo dovesse udire; e se determinasse di non udirlo, che gli mandaria le lettere del capitan maggiore, e in scrittura tutto quello ch'esso gli mandava a dire. Ne ordinò che 'l tutto fosse interpretato e scritto nelle sue lettere abissine e che glielo mandassimo, e cosí l'ambasciadore fece, richiedendoli con instanzia che l'espedisse. Dopo questo mandò a dire il Prete Ianni ch'avendogli portato un organo, venisse alcuno a sonarlo e a cantare, e cosí fu fatto. Volse poi anco che si ballasse al nostro modo, e finito il ballo gli facemmo a saper che noi eravamo cristiani, e che ne desse licenza per dir la messa a nostro costume, secondo la chiesa romana: subito ne venne risposta che ben sapea ch'eravamo cristiani, e che li Mori, ch'erano mali e perfidi, poi che facevano l'orazione a suo modo, perché non dovevamo noi farla al nostro? e che ne mandaria a dare tutte le cose necessarie. Arrivati che fummo al nostro alloggiamento, ne portarono trecento pani grandi e XXIIII zare di vino, dicendo colui che le faceva portare che gliene furono consegnate XXX, ma che nel cammino li portatori n'avevano trabalzate sei.
     
     
      Delle dimande che furno fatte all'ambasciadore per ordine del Prete Ianni,
      e delle vesti che diede a un paggio.
      Cap. LXXVI.
     
      La domenica seguente vennero alla nostra tenda molte proposte dal Prete Ianni all'ambasciadore, e tutte erano sopra le arme che aveva inteso che gli mandava il re di Portogallo, se le manderia in India.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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