Me dissero che già quattro anni il Prete l'aveva avuta nella guerra che egli fece contra il re di Adel, il quale è moro e signore di Zeila e Barbora; e il Prete ne mandò a dire che dovessimo benedirla, avanti che vi dicessimo messa dentro, per causa delli peccati che erano stati fatti in quella dalli Mori. Subito in quella notte fu alzata e la mattina vi dicemmo la messa, e vennero a udirla quanti franchi erano nella corte già quaranta anni, e anche molti uomini del paese.
Come il Prete mandò a chiamar l'ambasciadore, e di alcune dimande che gli fece, e come gli mandò a dimandar di nuovo le spade che egli aveva.
Cap. LXXIX.
Alli 8 di novembre, il Prete ne mandò a chiamare e subito vi andammo; volse l'ambasciadore portar le casse e li sacchi del pevere che gli aveva promesso. Arrivando noi alla entrata della prima siepe, ne tennero con alcune frivole dimande delli negri che avevamo presi per il furto che ne avevano fatto: e tanto andò in lungo la pratica e le dimande, che fra questo tempo mandarono a dislegar detti negri, senza conclusione né rimedio alcuno del furto, e il Prete ne mandò a donare trecento pani e trenta zare di vino e certe vivande di carne della sua tavola, e cosí ce ne tornammo alla nostra tenda. Ne mandarono poi un'altra fiata a chiamare, dove andati stemmo un gran pezzo sopra dimande, fra le quali fu questa, se l'ambasciadore veniva di ordine del re di Portogallo o del suo capitan maggiore, e se esso capitan, quando venne a Mazua, aveva amazzato alcuno di quelli Mori; e perché non facevamo il cammin da mare verso il regno di Damute, che è molto piú vicino; e se essendo servitori del re di Portogallo, per che causa non avevamo le croci segnate nella carne sopra la spalla, perché cosí è il lor costume, che tutti li servitori del Prete abbino una croce segnata nella spalla destra; e poi che gli avevamo dato il pevere, con che cosa ci compraremmo il vivere per il cammino.
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