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      Come furono portate le vite delli detti santi, le quali fecero tradurre in lingua abissina, e come volsero udire la nostra messa.
      Cap. LXXXIIII.
     
      Il giorno seguente il Prete mandò a torre il mio libro, che si chiama Flos sanctorum, dicendo che segnassi le vite delli detti santi. Gli mandai il detto libro, il qual subito mi mandorno indietro insieme con duoi frati, dicendo che il Prete voleva che scrivessero il nome di ciascun santo in lingua abissina e sopra ciascuna figura. Il giorno seguente vennero detti frati con il libro per tradur queste vite, e vi mettemmo tutto un giorno in scriverne una per esser molto grande e travagliata cosa il tradur dalla nostra lingua nella loro. Oltra delle dette vite vi mettemmo quella di san Sebastiano e di santo Antonio e di san Barlaam: e perché essi non sanno il giorno della sua festa, mi dimandorno molto strettamente se io il sapeva. Io mi viddi molto tribulato, perché non lo trovava sopra alcuno calendario; nondimeno lo trovai poi sopra il repertorio delli tempi e gli dissi il giorno, e loro subito lo fecero mettere sopra li lor libri, e guardare il giorno. Io non aveva ardire di andare a parlar al Prete se non portava meco il libro del calendario, perché mi dimandavano il giorno di qualche santo e volevano che immediate glielo dicessi.
      Il giorno di santa Caterina, che fu di domenica, mandò il Prete alcuni canonici e preti delli principali di casa sua che fussero a udire la nostra messa, la qual dicemmo in canto. Stettero dal principio insino al fine, e ne disse il nostro interprete che costoro dicevano che non avevano udita messa da uomini, ma da angeli.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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