Costoro si approssimavano al detto maestro, ed ei gli metteva la mano sopra la testa e la attuffava loro tre volte sotto l'acqua, dicendo in suo linguaggio: «Io te battezzo in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo», facendogli la croce per benedizione. E se erano persone piccole, non scendevano tutti li detti scaglioni, ma detto maestro s'accostava loro e li tuffava nel modo detto. E come ho detto, io stavo dall'altra banda al dirimpetto del viso del Prete, di sorte che, quando egli vedeva le spalle, io vedevo le parti dinanzi de' battizzati. Poi che fu passato gran numero delli detti, mi mandò a chiamare, che io dovessi andar a stare appresso di lui, e tanto appresso che il cabeata non si moveva di passo, per udir il Prete e parlar con l'interprete che stava appresso di me; e mi dimandò quello che mi pareva di quell'ufficio. Io gli risposi che le cose di Dio che erano fatte a buona fede e senza inganno e per sua laude erano buone, ma che tal ufficio non era appresso di noi, anzi ne era proibito che senza necessità in quel giorno non battezzassimo nel quale Cristo fu battezzato, perché avemo questa oppenione, che in tal giorno, sí come Cristo, cosí ancora noi fussimo battezzati, e che la chiesa ne ordina che non si dia questo sacramento piú d'una volta. Subito mi dimandò se noi avemo scritto in libri di non dover esser battezzati se non una volta; risposi di sí, perché nel Credo che fu fatto nel concilio di papa Leone con li 318 vescovi, che sua Altezza mi aveva altre volte detto, era scritto: «Confiteor unum battisma in remissionem peccatorum». E subito mi dissero che cosí era la verità e cosí era scritto nelli suoi libri, ma che dovevano far a molti che di cristiani avevano rinegato e fattisi mori, e dapoi si pentivano, e altri che non credevano bene nel battesimo, e che remedio doverriano fare?
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