Venne subito la risposta ch'egli avea grandissimo piacer ch'io avessi guardato bene ogni cosa sottilmente per dirgli il parer mio, acciò che poi si potesse emendare, dicendo che egli provederebbe de' preti che non andassero ignudi, e che degli storpiati io andassi a parlare con aiaz Rafael, che a questo ufficio era stato presente.
Questo aiaz Rafael è quel prete onorato e gran signore al quale noi fummo consegnati quando noi arrivammo la prima fiata alla Corte, per il che subito andai a desinare con esso alla sua tenda; e avanti che desinassimo si fece portare un libro, che, secondo che in quello leggeva, doveva esser il sacramentale al modo loro, e lesse che il prete o cherico doveva esser compito, e mi disse come io interpretava quella parola. Gli risposi che voleva dire compito in età, in sentimento, in dottrina e membri, e quelli che io aveva veduti storpiati e manchi delli lor membri e ciechi, come potevano administrare li sacramenti? Rispose che questa era buona ragione, e se li nostri libri dicevano questo; io risposi di sí. Mi dimandò, se questi tali non avessero elemosina dalla chiesa, che fariano in quella. Io risposi che in questo paese io non sapeva, ma che nella Franchia questi tali, essendo dati alla chiesa, averiano elemosina da quella o dalli monasteri in servire a molte cose, e li ciechi in sonar gli organi o alzar mantici o sonar le campane, e che per li re erano stati fatti per ciascuna città molti spedali grandi con grandissime entrate, per dar da vivere a questi tali storpiati, infermi e poveri.
| |
Rafael Rafael Corte Franchia
|