Ed essendo detto un pezzo del detto ufficio, ne mandò a dimandare ciò che ne pareva; rispondemmo che le cose di Dio in suo nome fatte tutte ne parevano buone, e certamente facevano uno officio molto divoto a vedere, come cosa fatta in laude di Dio. Di nuovo ci fece dimandare qual ci pareva che meglio fosse fatto, o questo o il nostro, e qual piú ci piacesse glielo mandassimo a dire, che egli lo pigliaria. A questo rispondemmo che Iddio voleva esser servito in molti modi, e che questo ufficio ne pareva bene e cosí similmente il nostro, perché tutto era fatto a un fine, cioè per servire a Dio e acquistar la sua grazia. Subito ci fece ridire che noi dicessimo via liberamente, senza aver rispetto a nulla; gli facemmo rispondere che noi avevamo detto il tutto, né altro avevamo in cuore. E cosí stemmo fin che fu finito detto ufficio, il qual finito, fecero uscire tutta la gente e il chericato fuori della chiesa, e noi con loro. E ci fecero porre verso tramontana, facendoci dire che di quivi noi non ci movessimo, e tutto il chericato e gente andarono alla chiesa piccola ove era sepolto il padre del re, che similmente era verso tramontana, e ivi entrarono quelli che vi poterono stare. E stando cosí, cominciò a passare fra noi e la chiesa una grandissima processione molto bene ordinata, e portavano le osse del detto re alla chiesa grande: e veniva in questa processione l'abuna Marco molto stracco, e due uomini lo sostenevano sotto le braccia per la sua vecchiezza. Venivano poi le reine, cioè la reina Elena e la madre del Prete e la reina sua moglie, ciascuna in un padiglion nero, come cosa di dolore (perché avanti lo portavano bianco), e cosí tutta la gente era vestita di panni neri, piangendo e mandando fuori grandissimi gridi, dicendo: «Abeto, Abeto», cioè «o Signore». E dicevano questo con sí dirotta e compassionevol voce e con tante lagrime che ci facevano pianger tutti.
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