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      E stando noi al dirimpetto di loro, dove ne avevano fatto andare, ci mandarono a dire di che metallo erano fatte le patene e calici nelli nostri paesi; rispondemmo loro di oro o di argento. Ci dissero perché noi non gli facevamo di altro metallo; rispondemmo che la ragione ne vietava che fussero d'altra sorte, perché gli altri metalli arruginiscono e si sporcano da loro medesimi. Dimandarono di piú se noi gli facevamo scarsamente e con masserizia, avendo molto oro e argento; rispondemmo che noi facevamo cosí per bellezza e per politezza, sí come comanda la ragione, e se noi volessimo essere scarsi, che noi non gli faremmo d'oro e d'argento, ma di piombo, di stagno e di rame, che valevano poco. Intendemmo poi che di queste dimande ne era stata cagione la regina moglie del Prete, al sparaviere della quale, essendo uscito del suo, era andato il Prete. Ci fece poi dimandare quanti calici poteva avere ciascuna chiesa di Portogallo; gli rispondemmo che vi erano monasteri e chiese ricche che ne avevano dugento, e altre povere con tre o quattro. Mandò a dimandare come aveva nome la chiesa che ne aveva dugento; gli mandammo a dire che molte ne avevano, ma principalmente un monastero che si chiama la Battaglia, perché un re di Portogallo vinse in quel luogo una battaglia contra un re moro e per memoria fece far detto monastero, e il suo titolo è di Nostra Donna. Ci disse che gli piaceva intender questo, perché ancora egli aveva un monastero detto la Battaglia, che era in questo regno di Amara, dove altre volte un neguz, cioè un Prete Ianni, aveva vinto molti re mori e fatto fare un monastero a onore similmente della nostra Donna.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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