E dubitando il fattore che non gli fusse tolta la robba che egli aveva in guardia da Giorgio, volse andar a dormir in casa dell'ambasciadore, la quale era buona e forte, secondo il paese; e dormendo io con un mio cugino, a mezzanotte sentimmo molti schioppi e un gridor grande, che diceva «piglia di qua, piglia di là»: dove che essendo corsi, vedemmo che buttavano giú le porte della casa, ed era cosí grande il rumore che pensammo che fussero stati ammazzati tutti quelli dell'ambasciadore, per la qual cosa andammo correndo alla casa del Barnagasso, dove alloggiavano detti signori, a farli venire a questo fatto. La qual casa avendo due porte, noi entrammo per una e l'ambasciador con li suoi per l'altra, e portavano il cesto della corona e lettere del Prete e quella poca robba che poterono levar seco; uno delli uomini dell'ambasciadore era ferito di tre ferite. Questi signori subito fecero ritirar a parte gli uomini dell'ambasciadore, perché quelli di Giorgio non facevano altro che bastonarli e ferirli: e furono mandati a un luogo detto Gazele, che era vicino, faccendovi tener guardie in lor compagnia. E passati alquanti giorni, vedendo la inimicizia e malvolere che era fra noi, non sapevano che consiglio pigliare sopra il fatto nostro, conciosiacosaché è costume in questo paese che alcuno uomo grande non può uscire di corte senza licenza, né anco andar se non è chiamato: però detti signori stavano in dubio di quello che di noi dovessero fare, perché da una banda non ardivano lasciarci, dall'altra a condurne alla corte con tanta inimicizia, non essendo chiamati, temevano d'incorrere in qualche gran pena; pur elessero di tornare alla corte, ancora che dovessero patire qualche gran castigo.
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Giorgio Barnagasso Prete Giorgio Gazele
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