E avendone parlato di questo con Pietro di Coviglian, mi affermò che cosí si osservava di fare in tutto il paese del Prete, e che anco vi si trovavano molti che in detto tempo non solamente non mangiavano pane, ma andavano a stare in grandissimi boschi e in alcune profondissime valli poste fra altissimi monti, dove possino trovare acqua, nelle quali mai uomo vivo non vi vada, e facevano penitenzia tutto il tempo della quaresima. E a proposito di questo, mi trovai una fiata col Prete nel luogo che si chiama Dara, che è appresso quelle grandissime e profonde fosse, come si è ditto di sopra, nelle quali dalla montagna alta cadeva in una profondità un gran fiume al diritto, e l'acqua di quello rompendosi nell'aiere si faceva bianchissima come neve. In questa profondità stando all'alto mi mostrò Pietro di Coviglian una grotta, la quale malamente vedevamo, e disse che in quella stava un frate, che l'avevano per santo, e di sotto di questa grotta pareva che vi fusse un orto. Sopra un lato di detta profondità e non molto lontano mi mostrò simil grotta, nella quale era morto un uomo bianco conosciuto, che XX anni era stato in quel deserto e che non si seppe il tempo della sua morte: solamente, non sentendolo in quella montagna, andarono a vedere la sua stanza o vero grotta e la trovaro serrata con un buon muro di dentro, di sorte che alcuno non poteva entrarvi né uscire; e fattolo intendere al Prete, egli comandò che per modo alcuno ella non si aprisse né toccasse.
Del digiuno che si fa la quaresima nelle terre del Prete Ianni, e dell'ufficio della domenica delle Palme la settimana santa.
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