Venivano quivi molte persone dalla corte a communicarsi, e per la divozione di questo luogo e per la fama che hanno questi frati di esser uomini di bona vita, e che patiscono molto per li travagli che gli danno di continuo questi loro mali vicini di Gorages. E perché la corte alloggia sempre a un modo, cioè tutta la gente di quella, la parte della man sinistra, che è del gran betudete, stava all'incontro di questi Gorages, e pochi erano quelli giorni che non si dicesse: «Questa notte li Gorages hanno morti XV o XX uomini del gran betudete». E non fu alcuno che li soccorresse perché, essendo quaresima, per l'aspro digiuno a niuno bastava l'animo di combattere, per la debolezza e fiacchezza del corpo, e non volevano romperla per modo alcuno.
Nella settimana santa, essendo prossimi a Pasqua, ne mandò a dire il Prete che noi ci mettessimo a ordine per dir messa il giorno di Pasqua appresso la sua tenda, perché voleva udirla. Gli feci rispondere che tutto seria fatto, ma che noi non avevamo tenda, perché quella che ne fu data già era rotta e guasta per le pioggie. Ne fece dire che egli mandaria la tenda e la faria rizzare, e che, come ne mandasse a chiamare, subito andassimo con tutte le cose necessarie per dir messa. E non era se non passata la mezzanotte che ci fece chiamare, e subito vi andammo e fummo condotti avanti la porta del Prete, la quale trovammo in questo modo, che una gran parte del circuito della siepe era stato rotto e levato via, e dalla tenda del Prete fino alla chiesa di Santa Croce da una parte e l'altra stavano piú di seimilia candele di cera accese e in uno ordine, e poteva essere di lunghezza di un tratto di artigliaria, e dalla faccia di quelli che le tenevano da una banda a quelli che le tenevano dall'altra si averia potuto giocare dui giuochi di palla, ed era tutto piano e uguale.
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