Io gli risposi che non aveva voluto dir messa per la ingiuria che ne era stata fatta, e non a noi, ma a Dio e alla sua santa Resurrezione, avendoci ritta una tenda nera, che si suol far per cavalli e per quelli che sono ammazzati. Fu subito risposto che tenda ci doveva essere ritta; io gli dissi che ella doveva esser bianca, rappresentando la chiara e risplendente Resurrezione e la purità della nostra Donna, e che averia anche potuto esser rossa, che similmente rappresenteria il sangue di Cristo sparso per noi e dalli suoi santi martiri. Ci risposero subito che noi gli facessimo intendere chi erano stati quelli che l'avevano ritta, perché noi vederemmo la giustizia che egli faria fare. Gli rispondemmo che noi non dimandavamo giustizia d'alcuno, perché quello non era stato fatto a noi ma a Dio, e che avevamo ben gran dispiacere di non aver potuto dir messa in cosí gran solennità. Immediate ci fece dire che avessimo pazienza, perché egli daria un castigo conveniente a chi l'aveva fatto, e che noi dovessimo entrare in quella, perché, poiché ella non era stata buona per dir messa, saria buona per desinare: e cosí vi intrammo, e quivi ne fu mandato riccamente da desinare, con infinite e buone vivande di diverse sorti di carne e di buoni vini di uva bianchi e vermigli e fumosi, che avevano un odore grandissimo. Era con noi Pietro di Coviglian, il qual era stato presente a tutto quello che fu fatto quella notte, e desinando ci disse ch'egli aveva allora cosí grande appiacere che non sapeva se mai piú era per averlo maggiore, non avendo noi voluto dir messa in quella tenda, e della risposta che gli avevamo fatta, e che tutto era stato fatto a posta per provar che stima noi tenevamo delle cose di Dio e della chiesa, e che al presente ci terrebbono per molto buoni cristiani.
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