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      Partita la reina, il giorno seguente il Prete comandò che fusse preso il gran betudete che gli aveva portato il gibre del regno di Goyame, e similmente fece prender l'altro betudete, che si chiama Canha; fece anco prender Tigremahon: li quali presi, una mattina avanti giorno si partí il Prete, e tutta la corte con lui, e noi drieto. E stando l'ambasciador del Prete e io sopra un fiume, dando da bevere alle mule, passò questo betudete che portò il gibre, e mi disse: «Abba bar qua», che vuol dire: «Padre, dammi la benedizione»; io gli risposi: «Hizeria bar qua», che vuol dire: «Dio ti benedica». Veniva questo betudete accompagnato da XV gentiluomini a cavallo in su mule e cinquanta a piedi, e niuno era dei suoi servitori, ma tutti guardie; e noi ci mettemmo a cavalcare in sua compagnia. Subito appressatomi, mi prese la mano e me la baciò, dimandandomi di nuovo la benedizione, dicendomi: «Che ti par di questo? Si prendono cosí grand'uomini nel vostro paese?» Gli risposi che nelle nostre terre li grand'uomini, se si pigliavano per cose leggieri o di poca noia del re, gli davano le lor case per prigioni, e se per cose grandi, erano posti in castelli e prigion forti. Egli, con le lacrime che gli correvano per tutto il viso, di nuovo mi disse: «Padre, prega Iddio per me, perché a questa volta sarà la mia fine». Io fui con esso, sforzandolo e consolandolo meglio che io seppi, fino al tardi, che si partirono da noi. Il giorno seguente tornammo ad accompagnarci insieme, e cosí cominciò a parlar meco come il giorno avanti, e io con lui, sempre dicendo che pregasse Iddio, perché egli moreria in quella prigione.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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