Qui si congionsero con noi ben duomilia persone che venivano alla detta fiera, e dicevano che erano poche, perché le altre non erano volute venire per paura di non trovare acqua da bevere; pur per la gente che era col Barnagasso e con noi andavamo provisti, e potevano esser dal luogo di Barua fin a Ercoco da XLV miglia: e consumammo tutta una settimana a far questo viaggio, e il sabbato mattina alloggiammo appresso il luogo d'Ercoco e non arrivammo alle nostre navi, perché il Barnagasso aveva ordine di presentarci egli e ancora le sue genti non erano messe tutte insieme, conciosiacosaché egli aspettava gente da Barua e capitani con gente del Suachen, ch'è verso la parte dell'Egitto, le quali arrivarono poi il lunedí seguente di notte, e nascosamente andavamo a veder li nostri e loro venivano a veder noi. E per li caldi, che erano grandi e insopportabili, il Barnagasso e li capitani si fecero fare stanze di legnami, e cosí ordinò che fussero fatte per noi, facendole coprire con tele per dormirvi sotto, tanto era il caldo grande, per essere appresso il mare con tanta moltitudine di gente e di tende e di padiglioni. Quelli dell'armata avevano fatto fare le lor stanze sopra l'isola, ove tirava sempre qualche poco di vento, e alcuni alloggiavano in case tutte terrazzate. Il martedí mattina il Barnagasso con tutti li suoi capitani e genti ci consegnò a don Ettore di Silviera, con grandissimo piacere e allegrezza, e mandò a donargli cinquanta vacche, molti castroni, galline, capponi e pesce, che egli aveva fatto pigliare per dividere fra tutte le nostre navi.
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