Il mercoredí mattina giunse poi Zagazabo, ambasciadore del Prete Ianni, il quale noi andammo ad incontrare in Ercoco per venir con lui, e cosí il Barnagasso venne a consegnarlo al capitano dell'armata, stando noi ad aspettare il movimento del mare, cioè il tempo per partire, il qual viene sempre dalli XXVI o XXVII di aprile fino alli III o IIII di maggio: e non partendoci in questo movimento e con questo tempo, non vien altro se non al fine di agosto.
Alli XXI veramente d'aprile, arrivarono a noi quattro calancenes, cioè quattro messi del Prete Ianni, dicendoci che per la via di Zeila egli aveva avuto nuova come era entrata l'armata de' Portoghesi nel mar Rosso, la quale sapeva che veniva per levarne, e perché era gran tempo che eravamo partiti dalla corte, e poteva essere che fussimo di mala voglia, che subito dovessimo tornar da lui, perché egli ne daria molto oro e vestimenti, e ne mandaria allegri e contenti al re di Portogallo suo fratello. E dicevano questi calacenes che, per la pressa grande che era stata data loro, avevano pigliato in ogni luogo uomini e mule fresche, e camminato giorno e notte, richiedendone molto strettamente che noi non restassimo per conto alcuno di non tornarvi, e il simile comandamento fecero all'ambasciadore del Prete, che tornasse con noi; pregavano anco don Ettore che ne dovesse mandare, perché il Prete averia estremo dispiacere che noi ci partissimo cosí discontenti. Rispose don Ettore, e noi insieme con lui, alli detti calacenes che per niun modo potevamo tornare, né egli aspettarci, perché il movimento non ne dava luogo né commodità, e che, se passato questo tempo noi non ci partissimo, mai piú nave verria per noi, e che il suo ambasciadore poteva ritornare se gli piaceva: il qual rispose che per niun modo tornaria senza noi, perché lo faria gittare ai lioni.
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