E giunti ad un luogo detto Dontanol, che è tre miglia dalla città, trovammo infinita gente della corte e del paese che c'era venuta incontro; poi al luogo di San Martino tutte le strade erano piene di vescovi, di preti, di conti e signori della corte; ed entrammo nella terra per la ruga della Figuera vecchia, e dipoi venimmo fino alla chiesa catedrale, dove è il palazzo di sua Maestà. Qui venne il marchese di Villa Reale, e pigliò per mano l'ambasciador del Prete Ianni e lo condusse a baciar le mani di sua Altezza e della reina, nostri signori, e del signor cardinale e infanti: e cosí facemmo ancor noi. Dipoi sua Maestà dimandò all'ambasciador come stava il Prete Ianni suo signore, la reina e i figliuoli, il qual gli rispose che stavan bene, desideroso d'intendere buone nuove di sua Altezza, della reina e delli signori suoi fratelli. Replicò sua Maestà che per questa visitazione e ambasciaria sentiva una estrema allegrezza e piacere, conciosiacosaché sperava che si facesse qualche gran servizio al Signor Giesú Cristo e a loro medesimi, che son già come fratelli di amore e di benevolenza. Poi entrò a dimandargli come egli s'era trovato in mare nelle sue navi, e se egli era stato accommodato e provisto di ciò che gli faceva bisogno; rispose l'ambasciador che la benedizione di sua Altezza era cosí grande, che quelli che da lei erano abbracciati si trovavano nella grazia di Dio. Dipoi ritornammo al nostro alloggiamento, che ne avevano dato nel monastero di San Domenico.
Passati duo giorni, vennero molti vescovi, il decano della cappella e molti cappellani, a levar di casa l'ambasciador del Prete Ianni e tutti noi altri che con lui eravamo, e andammo al palazzo del re, dove detto ambasciadore presentò a sua Altezza una corona fatta d'oro e d'argento, cioè in quattro pezzi, quadra, e ognuno era alto duo palmi, molto ricca, la quale il Prete Ianni mandava, e due lettere fatte in dua quaderni di carta pergamena, ed erano scritte ciascuna in tre lingue, cioè abissina, arabica e portoghese, ed erano poste in duo sacchetti di broccato d'oro, cioè una dirizzata al re don Emanuel e l'altra a sua Maestà. E subito l'ambasciadore del Prete Ianni disse: «Il re David mio signore mandava questa corona e queste lettere al re vostro padre, che sia in gloria, e gli mandava a dire che da figliuolo a padre mai era data corona, ma ben dal padre soleva venire al figliuolo; e che per il segno di questa corona esso re David era cognosciuto, amato, temuto e ubidito in tutti i suoi regni e signorie: ed essendo egli figliuolo, mandava al re suo padre detta corona, acciò che fosse certo che tutti li suoi regni, signorie e genti stavano preparate di far tutto quello che sua Altezza comandasse.
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