Né vi debbo parere troppo discosto dalle vostre regioni, di modo che i vostri messi non possino a me pervenire, conciosiacosaché il re di Portogallo Emanuele, figliuolo tuo, dalli remotissimi regni del mondo assai commodamente n'abbia mandati i suoi ambasciadori, e se Dio alquanto avesse differito di chiamarselo in cielo, senza dubbio quelle cose che allor trattavamo arebbero avuto felice fine. Ma al presente io grandissimamente desidero di sentire cose buone e prospere della Santità vostra per messi certi e a posta mandati, perciò che mai io non ho ricevuto parola della Santità vostra, avendo solamente udito dire alcune poche cose da quei che per voto vanno in peregrinaggio. Ma questi, perciò che non vanno in mio nome né mi portano alcune vostre lettere, quando noi gli addomandiamo, con un confuso parlare ci dicono che essi, avendo satisfatti i lor voti, da Gierusalemme son pervenuti in Roma a visitare le porte degli apostoli, intendendo potersi facilmente andare a quei luoghi, per esser tenuti da cristiani. E invero io mi prendo grandissimo piacere dei lor ragionamenti, perché con pensier dolcissimo veggo e contemplo la imagine del tuo santo volto, la qual mi pare tutta simile alla forma dell'angelo, e confesso me amarla e riverirla come angelica: ma certo piú grato e piú suave mi saria s'io potessi le parole tue e le lettere tue divotamente contemplare. E cosí ora vi prego mi vogliate mandare il vostro messo con la vostra benedizione a rallegrare il mio cuore, perché, conformandoci noi unitamente nella religione e nella fede, mi pare che io vi debba questo innanzi ogn'altra cosa dimandare.
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