Similmente supplichevolmente vi priego che, a modo dell'anello che vi mettete in dito e della collana d'oro che alle spalle vi ponete, cosí nell'intimo del vostro cuore vogliate porre l'amicizia mia, tal che mai la memoria di me non si parta dal cuor vostro, perciò che con le suavi parole e graziose lettere cresce grandissimamente l'amicizia, quando ella è dalla santa pace abbracciata, dalla quale senza dubbio ogni umana letizia procede. E sí come chi ha gran sete grandemente desidera la fredda acqua, come nelle sacre lettere si trova scritto, cosí l'animo mio delli nuncii e delle lettere che dalle remotissime terre mi sono portate incredibile allegrezza suol prendere, e non solo se io sentirò qualche cosa della Santità vostra, ma ancora se piú certe e ferme nove mi saranno portate partitamente di tutti i re della terra cristiana, molto mi rallegrerò, non altramente che sogliono far coloro che combattendo acquistano le ricche spoglie. E questo si può ora facilmente fare, poi che il re di Portogallo ha aperto tutto questo viaggio, il quale già gran tempo ne mandò li suoi ambasciadori, insieme con li valorosissimi suoi cavallieri, nel tempo che il padre mio Emanuel era ancor vivo in terra.
Ma da quella ora in qua mai piú ho ricevuto né imbasciata né anche lettere da alcuno altro re di cristiani, e né anco da esso pontefice, benché nelle nostre archivie del bisavolo nostro si conservi la memoria di quelle lettere che il papa romano chiamato Eugenio mandò in queste parti, quando regnava il seme di Giacob, re delli re, temuto in tutta quanta l'Etiopia; e la inscrizione dentro delle lettere era in questo modo: «Eugenio, romano pontefice, al diletto figliuolo nostro, re del seme di Giacob, re de li re in tutta quanta l'Etiopia, degno d'essere grandissimamente riverito, etc.
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