E Nearco narra in questo modo che ad Alessandro venne desiderio di far navigare il mare cominciando dall'India fino nel golfo Persico; pur sopra di ciò stava con l'animo molto sospeso, temendo che in una cosí lunga e pericolosa navigazione l'armata sua non fosse trasportata in qualche regione deserta e strana, ove non vi fossero né vettovaglie né porto o luogo da sorgere, e che ivi per forza di fame tutta si morisse: il qual disordine saria come una macchia, che denigraria la gloria e felicità delle grandi e ammirabili sue faccende. Essendo egli adunque in questa dubbietà di quello che si avesse a fare, la cupidità delle cose grandi e non piú udite vinse e scacciò da quello ogni timore. Dipoi, pensando chi fosse atto capitano a cosí fatta impresa, che la sapesse ben guidare, inanimando l'armata e le ciurme e altri che in quella andassero, che non pensassero esser mandati a manifesto pericolo, si volse consigliare col detto Nearco circa la elezione di tal capitano: e avendo ricordati molti nominandoli particolarmente, gli pareva ch'avessero molte opposizioni, e che si scusariano di voler pigliare cosí difficile e pericolosa impresa, o per dappocaggine di animo o ver per desiderio di ritornare a riveder casa loro. Sopra tal dubbio Nearco disse: «Sacra Maestà, io mi offero di esser capitano dell'armata in questo viaggio, e spero con l'aiuto e favore di Dio di condur quella tutta sana e salva sino nel paese di Persia, potendosi perciò navigar quel mare e non vi essendo cosa che superi il potere e saper umano». Alle quai parole rispose Alessandro non volere ch'alcuno de' suoi favoriti si esponesse a tai fatiche né a cosí grandi pericoli.
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