Partiti da Crocala, viddero a man dritta un monte, il qual nominarono Iro, e da man sinistra un'isola bassa non molto lontana dal lido, la qual, prolungandosi in mare, faceva come un golfo stretto. E avendola passata entrarono in un porto molto commodo, che piacque tanto a Nearco, che per la sua bellezza e grandezza lo chiamň il porto di Alessandro. Nella bocca di questo giace un'isola chiamata Bibata, passi 250 distante da terra, e tutto quel paese chiamasi Sangada, il qual prolungandosi in mare fa l'isola e cosí bel porto. In questo luogo soffiando grandissimi e continui venti dal mare, e dubitando Nearco che alcun de' barbari, messisi insieme, non si voltassero alla preda dell'esercito, fortificando il luogo con un muro di pietre, ivi stettero giorni ventiquattro: nei quali i soldati pescando pigliorno alcuni pesci a modo di sorzi marini, e una sorte di ostreghe chiamate solene, che sono di una incredibil grandezza, comparandole a quelle che nascono nei nostri mari; ma non trovarono acqua da bevere altra che salmastra.
Di molte isole ritrovate per Nearco, cioč Doma, Saranga, Scalisi, Morontobari, Pagale, Cabana, Cocala, e del fiume Arbio.
Dopo che i venti si acquetarono, il capitano con la sua armata si levň, e avendo navigato stadii sessanta, accostossi a un lito arenoso, che aveva un'isola avanti deserta: quivi con quella facendosi riparo sorsero, e l'isola č detta Doma. E per esser nel lito carestia di acqua, le ciurme andarono fra terra venti stadii, ove la trovarono molto buona.
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