Ivi Nearco comandò che tutte le genti smontassero in terra, perché le navi erano molto sbattute e conquassate dalla fortuna, e i soldati e compagni tanto affaticati e stracchi che avevano bisogno di riposo; e accioché fossero sicuri dall'empito de' barbari, fece metter in fortezza gli alloggiamenti. In quei confini Leonato, al quale Alessandro aveva commesso la impresa contro i popoli oriti, vinse in una gran battaglia detti popoli e tutti quelli che gli erano venuti in aiuto, dove morirono tutti i loro capitani e seimila Oriti; ma dell'esercito di Leonato morirono diecisette cavallieri con alcuni pochi fanti, e un capitano dei Gedrosi detto Appollofane. Queste cose sono scritte nei libri adietro, ove dimostrammo Leonato per la detta vittoria essere stato coronato di una corona d'oro fra li Macedoni.
Avendo Nearco in questo luogo ritrovato preparate vettovaglie, che erano state condotte di commandamento di Alessandro, di quelle ne fece metter nelle navi per dieci giorni; poi, racconciate le navi, le quali per il navigare fino a quel luogo erano alquanto conquassate, fece andare per terra a trovare Leonato quei compagni delle navi l'opra e servizio de' quali aveva conosciuto esser inutile, e ne tolse degli altri in luogo di quelli a supplimento dell'esercito. Il che fatto si partí, e avendo navigato stadii cinquecento con grandissima celerità, giunsero a un torrente chiamato Thomero, alla bocca del quale vi era una palude. Quivi era il lito molto sassoso, con un borgo di case piccole e strette, gli abitatori delle quali, vedendo l'armata, si stupirono e subito si misero ad ordine per combattere e vietare che non si smontasse.
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