Di là partiti nell'aurora navigarono stadii ducento fino a un luogo detto Calima, ove si fermarono presso al lito: erano d'intorno alcune poche palme, con dattili verdi suso; da questo luogo si vedeva l'isola detta Carane, lontana dal lito stadii cento. Gli abitatori, vedendone arrivati, ne vennero ad appresentare alcune pecore e pesci: dicono che la carne delle pecore aveva odore di pesce, come hanno gli uccelli marini, conciosiaché le pecore, essendo quel paese di erbe poverissimo, sono forzate a mangiar pesce.
Del borgo detto Cysa, e il lito Carbi; di due porti, uno chiamato Mosarna, l'altro Cofante; di Barna, Dendrosia e Cyiza. Con che arte Nearco forní l'armata di vettovaglie ad uno castello non molto lontano del lito, li cui popoli usano farina di pesce. Di un luoco consecrato al sole detto Bagia; di un altro porto chiamato Talmena.
Il seguente giorno, avendo navigato stadii ducento, si fermarono appresso un lito e un borgo distante dal mare stadii trenta: il borgo si chiamava Cysa e il lito Carbi. Quivi si scontrarono in alcune barche piccole, come sogliono esser quelle di pescatori poveri, le quali non poterono prendere, perciò che se ne fuggirono subito che viddero le navi surte. E non ritrovandosi vettovaglia alcuna, della quale l'esercito cominciava averne bisogno, presero alcune capre, e portatele nelle navi si partirono; e navigando da centocinquanta stadii per mare intorno a un capo alto e che si slungava in mare, entrarono in un porto molto sicuro dalle onde. Gli abitatori di quel luogo erano pescatori, ed eranvi buone acque, e il porto per nome dicevasi Mosarna: del quale ebbero (come scrive Nearco) per pedotta Hidrace gedrosio, che si offerse di condurli a salvamento fino in la Carmania, perché di qui avanti non v'era cosa alcuna difficile, ma il tutto praticato e conosciuto fino nel colfo Persico.
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