In questi tai luoghi vanno con le dette reti e ne pigliano di ogni sorte: e mangiano li piú molli e teneri crudi, subito che sono cavati dell'acqua; i maggiori e piú duri seccano al sole, e quelli tritati a modo di farina, fanno pane e focaccie. I loro bestiami similmente mangiano questi pesci secchi al sole in luogo di erba, conciosiacosaché il paese non ha prati né produce erba. Pigliano anche de' carabi, che è una sorte di gambari grandi, ostriche e conche marine. Il sale nasce ivi senza arte alcuna, ma il sole lo congela, e di quello ne fanno olio. Alcuni di detti popoli abitano un grande e deserto paese, senza arbori e senza frutto alcuno domestico, e vivono solamente di pesci. Alcuni altri, ma pochi, seminano pur alquanto di formento, che lo reputano come una vivanda delicata appresso il pesce. Perché il lor pane è fatto di pesci, delli quali fanno anche le case, perché quelli che sono piú ricchi e potenti pigliano l'ossa di balene che il mar gitta sopra il lido, e quelle in luogo di travi usano, e le porte son dell'ossa piú larghe; il resto delle case de' poveri si fanno delle spine di pesci. In questo mar di fuori vi son balene e pesci molto maggiori che non sono nel Mediterraneo.
Il modo che usò Nearco di liberar la sua armata dalla paura delle balene. D'una isola detta Nosala, consecrata al sole, e della favola di detta isola, che durò fin che Nearco la scoperse. Di un luoco chiamato Dade.
E narra Nearco che, trapassando il luogo de Cyiza, vidde nello apparir dell'aurora una grandissima quantità di acqua che dal mare era gittata in alto, non altramente che se fusse tratta da gonfiatori per forza, e tutto stupefatto di ciò dimandò alli pedotti che miracolo era quello, i quali risposero che le balene che andavano vagando per il mare eruttavano fuori quell'acqua tanto alta: della qual cosa ebbero tanta paura le ciurme, che caddero loro i remi di mano.
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