Allora Nearco le cominciò a confortare e far loro animo, ordinando che facessero una fronte con le galee messe in ordinanza come avessero a combattere, e poi tutti alzate le voci ad un tempo, e con una voga battuta con grande strepito e rumore, andassero contra questi tali animali. Per le qual parole tutti confortati e ristrettisi insieme, si drizzarono verso le bestie, dove s'approssimarono sonando le trombe, e gridando quanto piú potevano, e faccendo rumore grandissimo con il batter de' remi e altre cose. Le balene che avanti si vedevano per la prua, spaurite da cosí grande strepito, si cacciorno in fondo del mare, e di lí a poco uscirono fuora per poppa, gittando pur in alto l'acqua grandemente nell'aere. Allora li marinari fecero grandissima festa per avere scampato un tal pericolo contra quello che si pensavano, laudando sommamente la grandezza dell'animo e la sapienza di Nearco. In quelli luoghi alcune di dette bestie si ritrovarono giacere sopra i lidi, overo gittate dalle aspre fortune, overo lasciate in terra nel calar dell'acque: con le ossa delle quali (putrefatta che è la carne) fabricano le loro abitazioni, e con le coste grandi cuoprono le case maggiori, e con le piccole le minori; delle mascelle fanno le porte, delle quali alcune si sono ritrovate di cubiti 25.
Narra lo istesso Nearco che, navigando per la riviera di detti popoli mangiapesce, intese dagli abitatori esservi una certa isola consecrata al sole, deserta e senza abitazione alcuna, distante dalla terra ferma stadii cento, che è chiamata Nosala, alla quale niuno ardisce d'appressarsi conciosiaché, se alcun per caso imprudentemente vi è andato, mai piú è stato veduto, e che una fusta dell'armata, dove erano alcuni uomini di Egitto, si accostò a detta isola e subito disparve e non fu piú veduta: il che li pedotti dicevano esser loro accaduto perché si avevano voluto approssimare a quella.
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