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      E allora alcuni, partendosi dall'esercito, volsero slargarsi fra terra alquanto, per veder ciò che vi era, chi da una parte e chi dall'altra. Quivi s'incontrarono in un uomo vestito alla greca e che parlava in lingua greca, e d'allegrezza li primi che lo viddero cominciarono a lagrimare, tanto fuor d'ogni espettazione parve loro dopo tanti mali di vedere un uomo greco: e domandandogli d'onde veniva e chi egli era, gli respose che era dell'esercito di Alessandro, dal quale si era smarrito, e che quello non troppo lontano si trovava. Costui subito con grande allegrezza e festa fu condotto a Nearco, al quale espose il tutto, e come lo esercito e il re era distante da quel luogo il cammino di cinque giornate, e disse il nome del presidente di quella regione. Col qual presidente Nearco essendosi consigliato di voler andare a trovar Alessandro, se ne ritornò alle navi, le quali nel far dell'aurora fece tirare in terra, acciò che quelle di loro che avevan patito in questa navigazione fussero racconcie; e volendo in questo luogo anco lasciar tutto l'esercito, fece uno steccato doppio all'armata, con un argine di terra e una fossa profonda, cominciando dalla bocca del fiume fino al lito, dove l'armata era tirata in terra.
      In questo mezzo che Nearco faceva queste cose, il presidente della regione, sapendo che Alessandro stava in gran pensiero di questa armata, pensò di poter guadagnar qualche gran premio da quello se fusse il primo che gli desse nuova della salvezza dello esercito e di Nearco, il qual poco dopo doveva venire alla presenza del re: e cosí per la via piú curta che poté se n'andò ad Alessandro, annonziandogli come Nearco, partito dalle navi, se ne veniva a lui.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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