Gli dimandarono, e loro gli risposero che andavano cercando Nearco e l'armata; e avendo lor detto Nearco esser quello, lo fecero montar sopra le carrette insieme con tutti i compagni.
Alcuni veramente di questi mandati si posero ad andar con tanta celerità, per esser i primi a dar questa buona nuova ad Alessandro, che giunti a quello gli dissero: «Nearco e Archia con sei altri compagni vengono a trovarti». E perché non gli seppero dir cosa alcuna né dell'esercito né delle navi, Alessandro subito si pensò che costoro per qualche caso si fussero salvati, e che l'armata e lo esercito fusse perso: e per questo non si poteva tanto rallegrare della venuta di Nearco e di Archia quanto si contristava della rovina della armata. Non aveva ancora fornito di parlare Alessandro, che Nearco e Archia giunsero, li quali appena e con fatica furono conosciuti da Alessandro, tanto erano malconci, col viso squalido e li capelli lunghi e orridi: e questo confermò piú nel core di Alessandro del perder di tutta l'armata. Quivi Alessandro, presolo per mano, lo condusse solo lontano dagli altri suoi compagni e dalla sua guardia, e per lungo spazio avendo lagrimato, alla fine, preso animo, disse: «Il tuo esser ritornato salvo insieme con Archia di tutta questa gran perdita mi è non picciola consolazione, ma dimmi a che modo le navi e lo esercito è perso». Al qual rispose Nearco che l'armata e l'esercito era salvo, e che loro erano voluti venire a dargli la nuova della salvezza loro. E quivi piú fortemente cominciò a pianger Alessandro per la inaspettata nuova dell'esser salvo lo esercito, e dimandò dove erano surte le navi; gli fu risposto che nella bocca del fiume Anamide erano state tirate in terra.
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