Allora Alessandro cominciò a giurar per Giove de' Greci e per Ammone delli popoli di Libia che aveva avuto maggior allegrezza di questa nuova che se egli avesse acquistata tutta l'Asia, percioché il dolore della perdita di questa armata era di equal grandezza a poter deformar la felicità avuta per avanti. Il presidente, il quale Alessandro aveva fatto ritenere, veduto Nearco se gli gittò a' piedi, dicendo: «Guarda come sono stato trattato, per esser venuto a dar la prima nuova della vostra venuta a salvamento». Per il che Nearco, avendo pregato Alessandro, lo fece lassare. Alessandro poi fece sacrificio per la salute dello esercito a Giove conservatore, ad Ercole e Apolline scacciatore di tutti i mali, a Nettunno e altri dei marini, e dapoi li giuochi solenni di lottare, correre e saltare, e appresso di suoni e canti: nelli quai giuochi e festa Nearco era fra li primi, da tutto lo esercito onorato con corone e fiori che gli gittavano adosso.
Compiuti li sacrificii e giuochi, Alessandro disse: «O Nearco, non mi pare il dovere che piú avanti ti debbi affaticare over metterti a pericolo, ma che un altro vada a condur l'armata dal luogo dove è fino a Susa». Alle qual parole Nearco rispose: «Sacra Maestà, io penso che 'l debito mio sia di obedirti in tutte le cose, e son sforzato anco a farlo. Ma se tu mi vuoi compiacere, non fare a questo modo, ma lassami esser capitano dell'esercito fino ch'io conduca a salvamento tutte le navi in Susa, né vogli patir che la gloria che già mi ho acquistata di cosí grande impresa, da un altro mi sia tolta, perché alcun tuo comandamento mi può mai esser né difficile né impossibile». E volendo continuare il parlare, Alessandro lo interruppe ringraziandolo, e cosí lo fece ritornar dove era l'armata.
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