La notte similmente, fino a sol levato, miglia cinquanta.
Adí 17 fu cammin per ostro scirocco e alla quarta verso ostro, miglia cento. E la notte alla quarta de scirocco, fino a sol levato, miglia sessanta.
Adí 18 fu cammin per scirocco, tempo fosco, miglia quaranta. E la notte alla quarta de scirocco verso levante, miglia cinquanta.
Adí 19 fu cammin alla quarta di levante verso scirocco, vento fresco fino a ore 9 di giorno, e si entrò fra certe isole chiamate Atfas, luogo deserto e non di continuo abitato, salvo da alcune persone che vengono da altre isole, le quali vanno a pescare e pigliano perle smergandosi in fondo del mare, in passa quattro di fondo. Si bevono acque piovane, le quali si conservano in alcune fosse e pozzi. E in detto luogo si stette la notte; furon miglia cento.
Della isola detta Camara, e della natura, viver e vestir di quegli uomini; dell'isola Tuice e di Babel scoglio; della città di Adem e sito di quella.
Adí 20 si venne ad una isola chiamata Camaran, luogo di acqua e rinfrescamenti buoni, largo da terra ferma miglia 20, abitato da forse cinquanta case e alcuni altri casali per la isola: e le case son fatte di frasche. Si piglia in questo luogo gran quantità di coralli bianchi; vi è un castello ruinato e disabitato. Gli uomini vanno pur nudi, sono piccoli, portano capelli senza niente in testa, e intorno le vergogne portano un facciolo da barbieri, il resto nudi e scalzi. Sono uomini tutti naviganti: vanno con alcune barche e navilii fatti senza ferramenti, cuciti con alcuni spaghi come cordicelle, li quali fanno di datteleri, e le loro vele sono di stuore sottili fatte di palme di datteleri, come si fanno li ventoli; e vanno con dette barche in terra ferma e portano dattali in grandissima quantità, e zibibbi, e certo sorgo bianco grosso, e vi nascono gengivi mechini assai, e viene di terra di Abissini gran quantità di mirra.
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Atfas Camara Tuice Babel Adem Camaran Abissini
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