L'ambasciador tornato espose il tutto al bassà, il quale, sdegnato, il giorno seguente gli mandò per il suo chacaia una bandiera, accompagnata con alquanti giannizzeri ben ad ordine: e giunti che furno, e appresentata la bandiera, il re li fece di belli presenti, tra' quali li donò una bella scimitarra con gioie assai, e similmente un pugnale e alcune bellissime perle di caratti sei l'una (ed era un filo di piú di mezzo braccio di lunghezza), e oltra questo una perla bellissima di caratti diciotto, perché il forzo delle perle orientali si piglia in quelle bande su l'Arabia; oltra di questo donò a tutti li Turchi due veste di panno per ciascuno e uno schiavetto negro. E il chacaia li faceva carezze e l'affidava che dovesse venir a marina, ma il re non la volse mai intendere, dubitandosi che lo facesse morire; e vedendo il chacaia che non lo poteva far venire, gli disse: «Se tu non venirai dal bassà, lui venirà da te», e tolse combiato e venne alla marina. In questo luogo si stette giorni ventinove.
Adí 23 di gennaio, si levò dalla Mecca a sol levato con vento fresco, cammino alla quarta di ponente verso maestro sino a mezzogiorno; dapoi si cambiò il vento, e fu il cammino per maestro tramontana: in tutto furon fatte miglia cento.
Adí 24 fu fatto vela dalli terzaruoli con vento in poppa, cammino per maestro tramontana; furno miglia trenta. La notte fu dato fondo a Camaran a ore sei, miglia venti.
Adí 29 il bassà dismontò in terra e dette la paga a tutti li giannizzeri, li quali voleva menar a combattere, ma alle ciurme e marinari non dette cosa alcuna.
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