Quei nomi di gaunace, monoche, sagmatogene, molochine, erano sorti di tele indiane cosí chiamate. Il lacco di colore potria esser la lacca da tingere; le zone overo cintole adoperavano non solamente per cingersi, ma vi portavano dentro i denari.
Il ligdo č una sorte di pietra bianca per far vasi da tener odori; il carbaso č specie di lino sottilissimo; la pietra calleana s'assimigliava allo smeraldo, ma tirava alquanto al bianco. Della descrizion del malabatro, posto in fine del libro di Arriano, non sappiamo che dire, ma ci rimettemo ad altri che piú sottilmente vi pensino sopra, conferendola con quello che ne hanno detto Dioscoride e Plinio, cioč che sia la foglia del nardo indico, e che tenuta sotto la lingua facci il fiato odorato. Potranno anco veder quel che scrive Odoardo Barbosa e l'auttore del Sommario orientale, che voglion la foglia del betelle o bettre, che tengon di continuo in bocca li re e signori d'India, sia il foglio indo: e secondo che di questo non sappiamo risolverci, cosí pensamo che li detti duoi auttori se ingannino, che lo amfian che usano li detti Indiani per le cose veneree sia l'opio tebaico, di papaveri, frigido in quarto grado. Del licio, costo, sandaracca, stimmi, bdellio, purpura e cinabari indico n'č pieno Dioscoride, nondimeno ai tempi nostri non si sa della maggiore parte di loro quello che siano. Il rinocerotte era un corno d'un animale del medesimo nome, grande come l'elefante, che lo porta sopra il naso, il quale corno s'adoprava per fare lavori di tarsia, come abbiamo detto.
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