Portavisi anche del ferro, il quale adoperano a ferrar le aste, che usano contra gli elefanti e altre fiere e contra nemici. Similmente vi si portano delle scuri, delle ascie e delle spade, e tazze di rame tonde e grandi, e qualche poco di danari per i forestieri che vi praticano, e anche vino laodiceno e italiano, ma poco, e anche olio, ma però non molto. Al re portano vasi d'argento e d'oro lavorati secondo l'usanza del luogo, e vesti dette abolle, e gaunace semplici, e di queste cose non però molta quantità. Similmente dai luoghi piú adentro della Arabia vi si porta del ferro indiano, e acciale, e tela indiana della piú larga, chiamata monoche, e sagmatogene, e cintole, e gaunace e monochine, e qualche poco di vestimenti di lino, e lacca da tingere. Da questi luoghi si porta dell'avorio e del rinocerote. E la maggior parte delle cose è portata d'Egitto a questo mercato dal mese di gennaio insino a settembre, cioè da tybi, sí come essi gli chiamano, insino a thoth: ma il tempo piú opportuno di condurle d'Egitto è circa il mese di settembre.
Si estende poi il colfo Arabico verso levante, ma si ristringe appresso Abalite. Dipoi quasi quattromila stadi navigando presso terra ferma, verso levante sono altri luoghi barbareschi nei quali si fa mercanzia, chiamati Tapara, posti seguentemente per ordine, e hanno porti alle occasioni commodi e per sorgere e per ischifar la fortuna. Il primo è chiamato Avalite, appresso il quale è un brevissimo stretto per navigar dall'Arabia all'altra parte.
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