D'un luogo detto Cana, che produce l'incenso, nel regno di Eleazo. Dell'isole Ucelli e Tralla. Della città detta Habbatha, e le cose che vi si conducono.
Dopo questa città navigando quasi CCC stadi, ristringendosi insieme la terra ferma dell'Arabia e dell'altra parte appresso di Abalite, regione barbarica, è uno stretto non molto lungo, che raguna e quasi rinchiude strettamente il mare: e quel transito di sessanta stadi che è di mezzo è interrotto dall'isola di Diodoro, onde il passare appresso di essa è pericoloso, perciò che quivi fa fortuna, per i venti che soffiano dai monti vicini. Appresso di questo stretto è una villa degli Arabi vicina al mare, sottoposta al medesimo regno, chiamata Ocele, la quale non è tanto luogo da mercanzie quanto è buon porto, e buono da tor acqua, e primo albergo a quei che passano dentro. Dopo Ocele, di nuovo allargandosi il mare verso levante e diventando piú profondo e grande, lontano quasi mille e ducento stadi è la Felice Arabia, villa presso alla marina, sotto il medesimo regno di Tharibaelto. Ella ha porti molto piú commodi, e acque assai piú dolci e migliori di quelle di Ocele. È posta nel principio del colfo, lasciandosi adietro un poco il paese. Prima era chiamata Felice ed era città, quando ancora gli uomini non avevano ardir di andar con le lor mercanzie di India in Egitto, né di Egitto in India, ma conducevanle fino ad essa come in una stapola da tutte due queste parti, come ora Alessandria riceve di quelle che sono portate di fuori dall'Egitto; ma Cesare poco innanzi ai nostri tempi la distrusse.
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