L'isola non produce né vino né formento; gli abitatori sono pochissimi, abitano un lato solo dell'isola verso tramontana, la qual parte guarda verso terra ferma: sono forestieri, mescolati di Arabi, d'Indiani e parte anche di Greci, che navigano per trafficare. L'isola produce le testuggini vere terrestri e bianche, in gran copia ed eccellenti, le quali hanno grande scorza, e quelle di montagna sono grandissime e di grossissima scorza, la parte della quale vicina al ventre è sí dura che non si può tagliare, ed è piú rossa, e la tagliano integra per far cassette e taglieri e tavolette e altre simil cose. Vi nasce anche del cinabari chiamato indico, che si raccoglie dagli arbori come gomma. L'isola è sottoposta, sí come è Azania, a Charibael e al signor Mafarite, e principalmente soggiace al re del paese che produce l'incenso. Praticano in essa alcuni di quei di Muza, e quei che navigano a Limirica e a Barigazi che a caso arrivano quivi, e barattano riso, formento, tele indiane e donne schiave, per la carestia che quivi ne è, e all'incontro caricano gran quantità di testuggini. Ora è stata tolta a fitto dai re, e la tengono guardata.
Dopo Siagro seguita un colfo molto profondo verso la terra di Ommana: la bocca del colfo è di seicento stadi di transito, dopo il quale si trovano monti altissimi e sassosi e tagliati, dove abitano uomini nelle spelonche a cinquecento altri stadi. E dopo questi è il celebre porto per andar a tor dell'incenso sachalite, chiamato Mosca, dove da Cana sono ordinariamente mandati a posta alcuni navili, e alcuni che vi fanno scala venendo da Limirica e dai Barigazi, ed essendo il tempo tardo quivi invernano, e barattano coi schiavi del re tele, formento e olio, e caricano incenso.
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