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      Ed essendo incenso sachalite riposto in un luogo eminente e senza guardia alcuna, percioché per una certa potenzia degli Dei è per se stesso guardato, né di nascoso né palesemente senza licenza del re se ne può mettere in nave, e ancora che ne fosse tolto se non un grano, per virtú degli Dei la nave non può partirsi dal porto. Ed estendesi questo luogo quasi a mille e cinquecento stadi, fino a Asichone insino a terra. E appresso dove finisce questa sua parte, sono le sette isole chiamate di Zenobio, dopo le quali segue un paese barbaro, che non è piú sottoposto al predetto re, ma è già sotto il regno della Persia. E quei che venendo di sopra navigano presso di essa, lontano quasi mille stadi dall'isole di Zenobio s'incontrano nell'isola di Serapide, lontana da terra quasi CXX stadi, la larghezza della quale è circa ducento stadi. Vi sono tre ville abitate dai sacerdoti degl'Ictiofagi; usano il linguaggio arabico, e si cuoprono le parti vergognose con cintole fatte di fronde di cucini. L'isola ha delle testuggini a sufficienza ed eccellenti; quei di Cana vi caricano ordinariamente e navili e barche. E dove la terra ferma s'incolfa verso tramontana, presso allo stretto del mar di Persia, vi sono isole alle quali si naviga, chiamate le isole di Caleo, lontane da terra quasi duomila stadi. Gli abitatori di esse sono cattivi uomini, i quali di giorno non veggono molto. E presso all'ultimo capo delle isole di Papio è il monte chiamato Calonoros. Non molto dopo seguita la bocca del mar di Persia, dove si pescano molte ostriche del pinico, cioè delle perle.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Secondo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1307

   





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