Quivi hanno da star amendui con gli occhi intenti verso quell'idolo dalla mattina fin alla sera al tardi, senza bere e mangiare, né pur parlare ad alcuno: sono in questo tempo festeggiati molto dai convitati con lor cantare, sonare e ballare, e tirano molte botte di artegliaria e molte altre sorti di fuochi artificiati in segno di festa. E se aviene che muoia il marito, non si marita mai piú la donna, e cosí fa il marito morendo la moglie. E i figliuoli son lor propi eredi, e i Bramini bisogna che siano nati di Bramini, fra' quali ci son di quei di piú bassa condizione che gli altri, che servono per messaggieri e viandanti; e vanno sicuri da tutte le bande senza che sia lor data noia alcuna, avvenga che sia guerra e vi sien ladri alla strada; chiamangli questi Pater.
Del re di Mori di Guzzarat, che è del regno di Cambaia.
Il re de Guzzarat è grandissimo signore, cosí di entrata come di genti e di paese ricco; è moro con tutti suoi, come si è detto, e ha con esso lui corte molto onorata e gran cavalleria. È signor di molti cavalli e buon numero di elefanti, che son condotti a vender quivi dal paese di Malabar e di Zeilam: e con questi cavalli ed elefanti fan guerra a' Gentili del regno di Guzzarat che non lo vogliono ubbidire, e ad alcuni altri regni co' quali sono alle volte in contesa d'arme. Fan sopra gli elefanti castella di legno, dove stanno quattro uomini che portano archi e schiopetti e altre armi, e quivi combattono co' nemici: e sono gli elefanti in questo esercito cosí ammaestrati, che sanno entrar nella guerra e co' denti ferire i cavalli e la gente, con ferocità tale che presto mettono in rotta qualunque battaglia; però son sí paurosi e dogliosi delle ferite che, tosto che ne ricevono, fuggono e si mettono in confusione fra loro, e similmente nelle proprie genti.
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