Di questi animali ne ha il re in corte sua quattrocento o cinquecento, molto belli e di grande statura, che gli compra per prezzo di millecinquecento ducati l'uno ai porti di mare, dove i Malabari vengono a vendergli. E fan similmente gran guerra con i cavai, che nascon nel paese infiniti: e i Mori e Gentili di questo regno son destri cavalcanti, e cavalcano alla bastarda, e servonsi di sferze, portando fortissimi scudi in braccio, tutti rotondi, guarniti di seta, e porta ciascun due spade e una daga e il suo arco turchesco con bonissime freccie; e alcuni ve ne sono che portano mazze di acciaio, e molti di essi camicie di maglia e altri saii imbottiti di bambagio, e hanno i lor cavalli coperti con testiere di acciaio, e in questa guisa combattono bravamente e con molta leggierezza. E son sí adestrati nelle selle che a cavallo correndo giocano con certi bastoni, con i quali danno ad una palla, o simil altro giuoco; usano anco, come in Spagna, il giuoco delle canne.
Son questi Mori bianchi e di molte sorti, cosí turchi come mamalucchi, arabi, persiani, coracani, turcomanni, del regno di Deli, e altri nativi del medesimo paese. Quivi si uniscono insieme tutte queste genti, per esser paese molto ricco e abbondante, e sono benissimo pagati dal re e bene alloggiati. Vanno questi tali molto ben vestiti di ricchi panni d'oro e di seta e bambagio e ciambellotti, e tutti portano fazzuoli in capo e le lor vestimenta lunghe, cosí camicie moresche e braghesse, e borzacchini fino al ginocchio, di grossi e buoni cordovani lavorati con lacci d'oro nelle estremitŕ, e le loro spade nelle cinture o nelle mani de' suoi paggi, ben guarnite d'oro e d'argento.
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