Ha tutto il suo regno diviso e partito in tre signori mori, e ciascun di loro posseggono delle città con li castelli e villaggi: e questi son quelli che governano e comandano, di sorte che 'l re non ordina né s'impaccia in alcuna cosa, se non di attendere a darsi buon tempo e piacere, e tutti gli danno obedienza, portandogli le sue intrate che sono obligati di pagarli. E se alcun si solleva overo non lo obedisce, gli altri li vanno contra e lo destruggono, overo fanno tornar di novo a sottomettersi alla obedienza del re. Accade alle fiate che fra loro nascono delle differenze e si tolgono gli stati l'un l'altro: allora il re s'intromette, faccendoli far pace e ministrando giustizia tra loro. Ciascuno di questi tali signori tien molta gente a cavallo, che usano archi turcheschi e sanno ben tirare. Ivi son gli uomini bianchi e di bella statura; portano tocche, cioè fazzuoli ravolti atorno il capo. Gli danno gran soldo; parlano la lingua araba, persiana e quella di Decan, ch'è la natural del paese. Questi signori hanno tende fatte di panno di gotton, nelle quali abitano andando per cammino in guerra. Cavalcano alla bastarda e combattono tutti in sella; portano in mano alcune lancie lunghe e leggieri, col ferro quadrato lungo tre palmi, molto forti. Vanno vestiti con certi sagi imbottiti di gotton, che chiamano landes; altri li portano di maglia, e li cavalli imbardati. Altri hanno un'azza e mazza di ferro, e due spade, una targa e un arco turchesco con molte freccie, di modo che ciascuno porta seco arme offensive per due persone.
| |
Decan
|